domenica 29 maggio 2011

Cinque film da non dimenticare

Cari amici lettori, proviamo a giocare (ma non troppo...). Supponiamo di dover scegliere 5 film di produzione estera da salvare dal naufragio per i posteri; ognuno ha, ovviamente, i suoi gusti (per fortuna...). Beh, io sceglierei questi che seguono, senza badare alla cronologia:

1) Chinatown di R. Polanski (1975)
Memorabile film con J. NIckolson e F. Dunaway: una storia d'amore, d'intrighi politici e un affresco di un'America rimasta nell'immaginario di tutti noi;

2) Gli Intoccabili di B. De Palma (1987)
Sontuoso film, ricco di citazioni: l'epopea della Chicago di Al Capone e del suo nemico, Eliot Ness; attori formidabili: S. Connery, K. Costner e R. De Niro.

3) Lezioni di Piano di J. Campion (1993)
Splendido film sul conflitto tra ragione e sentimento e sul rapporto tra cultura europea e cultura indigena della Nuova Zelanda; sublimi le musiche di M. Nyman, notevole l'interpretazione di H. Hunter (Oscar come migliore attrice protagonista nel 1994).

4) 2001 Odissea nello spazio di S. Kubrick (1968)
Film di fantascienza, dalle sfumature quasi metafisiche: stupenda metafora della storia dell'uomo e del suo complicato rapporto con la tecnologia.

5) Dogville di L. von Trier (2003)
Discusso film, girato con la tecnica teatro dello straniamento, che svela le ipocrisie di provincia e mostra a quale livello di cinismo possa arrivare il cosiddetto 'cittadino medio'. Splendida Kidman.

E voi quali film stranieri vorreste assolutamente salvare dall'oblio cui potrebbero essere condannati a causa della stupida volgarità che ci circonda? Dite pure la vostra! Intanto, la prossima volta ci occuperemo di film italiani. A presto!

Ferdinando G. Rotolo (maggio 2011)

mercoledì 25 maggio 2011

Personaggi dell’arte: Ruth Bernhard


Nata a Berlino il 14 ottobre 1905, Ruth Bernhard iniziò la carriera di fotografa alla fine degli anni ’20, a New York, città dove era emigrata con il padre Lucian, di mestiere grafico pubblicitario. All’inizio del decennio successivo cominciò una collaborazione con un quotidiano di New York che le consentì, con i primi guadagni, di acquistare una macchina fotografica e tentare la strada delle libera professione, scelta piuttosto difficile per una donna dell’epoca. Difficile era anche la scelta, di carattere personale, di manifestare senza reticenze la propria omosessualità, tema che traspose anche nell’immagine intitolata “Two Forms” (1962), che aveva per soggetto due modelle, amanti anche nella vita.
Trasferitasi in California con la propria compagna di allora, la designer Evelyn Phimister, si stabilì a Carmel, a Hollywood e infine a San Francisco, dove ha vissuto ininterrottamente fin dal 1953. Nel 1967 incontrò quello che sarebbe diventato l’amore della sua vita: Price Rice, un ufficiale di colore dell’esercito americano, con il quale il rapporto perdurò fino alla morte di lui, nel 1999.

Spanish dancer

  Si può dire che sia stata la collaborazione con Edward Weston a segnare una svolta nella sua carriera di fotografa. Il collega la spinse a essere più ambiziosa ed a credere nella fotografia come forma d’arte. E il riconoscimento degli ambienti più “di tendenza” dell’arte contemporanea non tardò ad arrivare, grazie anche ad estimatori e amici di una certa fama come Alfred Stieglitz, fotografo e anche conosciuto gallerista, il quale organizzò per lei numerose mostre fotografiche nelle principali capitali dell’arte mondiale. 


 Classic torso with hands

Tra i numerosi scatti di Ruth Bernhard considerati dei capolavori, oltre al già citato Two Forms, si ricordano in particolare Box, Horizontal (1962), che nel 2008 è stato battuto all’asta a New York per ben 31.000 dollari, ed Embryo (1934), uno dei primi nudi della fotografa originaria di Berlino, oggi conservato al MoMA di New York.  Box è considerato il suo capolavoro: l'immagine di una donna nuda dentro una scatola, premonitrice metafora del consumismo conformista che avrebbe negli anni successivi  'commercializzato' tutto, anche il corpo femminile.

 The box


Perché ricordare oggi, a cinque anni dalla scomparsa, una grandissima fotografa come la Bernhard? Innanzitutto perché è considerata, sul piano estetico, una maestra del nudo fotografico in bianco e nero, alla quale si sono rifatti, più o meno esplicitamente, tutti i grandi fotografi d'arte del Novecento; ma, soprattutto, perché oggi, nel momento in cui la figura femminile nuda è stata volgarmente sfruttata, banalizzata e vilipesa dal consumismo pubblicitario, l’esempio dei ritratti della fotografa tedesca vale a ricordarci che il corpo femminile nudo, che rappresenta una delle manifestazioni più alte della bellezza esistenti in natura, va rappresentato accostandosi ad esso con rispetto, cercando di rappresentare anche quell’alone di mistero che da sempre lo accompagna e che lo rende così suggestivo: la bellezza non è fatta solo di luce, ma anche di ombra, quell’ombra che suggerisce senza rivelare. E solo una raffinata sensibilità femminile come la sua poteva esprimere nella fotografia, questo concetto, oggi troppo frettolosamente dimenticato.


 Embryo

        Ci piace chiudere questo ricordo con le parole della stessa artista: “Se ho scelto la forma femminile, è perché nel ventesimo secolo la donna è stata l’obiettivo di molto di quanto c’è di sordido e di cattivo gusto, specialmente nella fotografia. Rialzare, elevare, promuovere con rispetto senza tempo l’immagine della donna è stata la mia missione, la ragione del mio lavoro”.
Parole nobili, che si commentano da sole.

Ferdinando G. Rotolo (maggio 2011)

domenica 22 maggio 2011

La madalonizzazione ovvero ignoranza

    Cari amici, grazie alla segnalazione di una follower (hobina) che ringrazio di cuore, sono venuto a conoscenza di un episodio surreale, avvenuto al Salone del libro di Torino di quest'anno.    
Dunque, in occasione del Salone, l'evento librario più importante in Italia, alcuni ragazzi dell'Università della città sabauda hanno pensato di allestire un bello scherzetto ai personaggi famosi in visita alla Mostra, forse più per farsi notare dai media che per autentico interesse culturale.
     Essi hanno allestito una specie di stand dedicato ad un nuovo fantomatico scrittore, chiamato Madalon, autore di un altrettanto fantomatico romanzo 'opera prima', dal titolo L'implosione. Uno di loro, poi, ha assunto le sembianze del presunto giovane scrittore ed è andato a ringraziare personaggi famosi presenti (da politici a giornalisti, da scrittori a conduttori televisivi) per le ottime recensioni ricevute sul suo 'straordinario' romanzo.
     Naturalmente, nessuno di costoro aveva mai visto il fantomatico testo, ma tutti hanno fatto finta di averlo letto, improvvisando commenti più o meno dettagliati sulla trama, sull'ambientazione, sui personaggi, addirittura con consigli all'autore sulla sua prossima fatica letteraria.
     Ora, questa burla dei buontemponi torinesi, sulla quale ci sarebbe da ridere, non solo ci svela il livello pauroso d'ignoranza in cui versa il nostro paese, soffocato dai tuttologi, ossia  da quei cosidddetti opinion leaders che fingono di sapere tutto, anche quando ciò è palesemente falso; ma, soprattutto, getta una luce indiscreta sui collaudati meccanismi che stanno dietro certi 'successi' commerciali recenti di autori semisconosciuti, che però, grazie ai loro editori, hanno goduto di battage publicitari di ampio respiro, tali da spingere molti a comprare 'quel' libro, se non altro per curiosità: la pubblicità, i rumors sul libro sono quasi più importanti del libro stesso! Così, come fossimo in un salottino virtuale, si crea un circolo vizioso della chiacchiera, che si autoalimenta e che autoalimenta le vendite.
     D'ora in poi facciamo dunque attenzione alle altisonanti recensioni che illustri critici fanno ai nuovi testi in uscita: chi ci garantisce che essi abbiano davvero letto in modo esauriente i libri che vanno commentando? Chi ci assicura che essi non siano semplicemente complici di logiche di marketing imposte dagli editori?
    Già, c'è davvero poco da ridere.

Su booksblog il video della burla

Ferdinando G. Rotolo (maggio 2011)

domenica 15 maggio 2011

Quanto si legge in Italia?


Come ogni anno di questi tempi, l’Istat ha comunicato gli ultimi dati sulla lettura di libri in Italia, riferiti all’anno 2010.
Dunque, stando a quanto affermano le ultime rilevazioni, in Italia si legge un poco di più, rispetto all’anno passato. Infatti, secondo i dato statistici, nel 2010 il 46,8% della popolazione con più di 6 anni (26 milioni e 448 mila persone) dichiara di aver letto, per motivi non strettamente scolastici e/o professionali, almeno un libro nei 12 mesi precedenti. Rispetto al 2009 si registra un aumento della quota dei lettori di libri dal 45,1% al 46,8%.
Diminuiscono leggermente le differenze di genere, mentre aumentano le differenze territoriali e quelle sociali. Le donne leggono più degli uomini: le lettrici, infatti, sono il 53,1% del totale, contro il 40,1 dei lettori.
Un dato in parte sorprendente riguarda gli adolescenti: tra gli 11 e i 17 anni si riscontra la quota più alta di lettori (oltre il 59%), con una punta tra gli 11 e i 14 anni (65,4%). Si tratterebbe, se confermato, di un dato piuttosto incoraggiante, perché vorrebbe dire che i giovani, nonostante TV ed Internet, stanno riscoprendo la lettura, anche se poi sarebbe interessante verificare quali generi letterari essi preferiscano.
Si legge di più al Nord e nel Centro, con percentuali di lettori superiori al 50% della popolazione di 6 anni e più. Nel Sud e nelle Isole, invece, la quota di lettori scende al di sotto del 37%: la differenza risulta significativa e si commenta da sola, purtroppo!
Circa il 90% delle famiglie dichiara di avere libri in casa, il che significa che un buon 10% dichiara di non possederne alcuno! Il dato è positivo o negativo, in base ai punti di vista.
Sul piano sociale, come era lecito attendersi, leggono di più i laureati, i dirigenti, gli impiegati, i quadri, gli studenti; leggono di meno gli operai, i ritirati dal lavoro e le casalinghe, i quali, probabilmente hanno altre faccende cui pensare.
Come commentare questi dati? Certo, il fatto che sia aumentato dell’1,7%, rispetto all’anno passato, il numero dei lettori, non può che essere considerato un fatto positivo. Ricordiamoci, però, che esiste sempre un buon 53,2% di persone che non ha mai letto nemmeno un libro nei 12 mesi precedenti, e questa, per un paese di grande tradizione letteraria come il nostro, non è una cosa di cui andar troppo fieri.
D’altra parte, le grandi manifestazioni dedicate al libro, come il salone di Torino, riscuotono un certo successo, anche perché offrono ai lettori la possibilità non solo di conoscere e toccare con mano tutte le novità editoriali proposte da case editrici grandi e piccole, ma anche quella di incontrare gli autori e dialogare con loro, cosa che suscita interesse nei lettori di tutte le età.
Insomma, cosa si potrebbe fare in Italia per favorire l’interesse per la lettura?

Ferdinando G. Rotolo (maggio 2011)