mercoledì 11 gennaio 2012

Ricordando la Shoah

Come è noto, il giorno 27 gennaio ricorre la giornata della memoria, in ricordo dello sterminio degli ebrei perpetrato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Ogni anno si spendono tante parole per rievocare quella oscura pagina di barbarie che insanguinò la storia dell'Europa e non è certo mia intenzione aggiungerne altre, che suonerebbero retoriche; vorrei, però, approfittare di questo spazio, per riflettere ancora sulle parole che un grande scrittore italiano, Primo Levi, scrisse per ricordare a tutti quanto era accaduto. Egli era un sopravvissuto alla Shoah e dal dolore del ricordo trasse la forza per comporre una poesia che, simile ad un antico Salmo biblico, rievoca la sofferenza del popolo ebraico, perseguitato, umiliato e distrutto da tanto odio insensato; essa rappresenta  ancora un monito per tutti, specialmente per i giovani, a non dimenticare ciò che è accaduto, affinché drammi inauditi come questi, che poterono accadere anche grazie a molte, forse troppe complicità ed omissioni, non si ripetano in futuro, né contro gli ebrei, nè contro qualunque altra minoranza etnica.

Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
 
Ferdinando G. Rotolo (gennaio 2012)