mercoledì 24 ottobre 2012

Contro tutte le guerre...

Nel lontano 1914, allo scoppio della prima Guerra Mondiale, il grande poeta Trilussa compose una bellissima, ironica e amara poesia in romanesco, per denunciare la sorda ipocrisia delle grandi potenze imperialiste d'Europa, che si preparavano a dare inizio ad un'inutile strage, per poi speculare, nel dopoguerra, sul redditizio business della ricostruzione delle città distrutte dal conflitto.
Nel testo della poesia, intitolata Ninna nanna della guerra, Trilussa denuncia gli elementi tipici di tutte le guerre: i pretesti più assurdi e fantasiosi con cui le potenze cercano di dar vita ai conflitti, il dolore ed i lutti che tali conflitti portano alla gente comune, la grande faccia tosta con cui le stesse potenze che hanno voluto i conflitti speculano sulla 'ricostruzione' delle città ferite dai conflitti, magari con il condimento di bei discorsi retorici su pace e lavoro, con cui i potenti di turno cercano di abbindolare le masse, le quali, peraltro, da parte loro, spesso sono ben liete di farsi abbindolare.
Rileggendo, a distanza di tanti decenni, questa poesia, non si può non riconoscere con tristezza che Trilussa aveva colto nel segno e che le cose che egli affermava allora restano, purtroppo, valide ancora oggi: cambiano gli scenari e i nomi dei protagonisti, ma il copione della recita, scritto sempre dai potenti di turno, non è cambiato poi molto: i potenti della terra, nei loro vacui deliri di onnipotenza, prima fanno soffrire terribilmente le popolazioni civili con guerre motivate con i pretesti più fantasiosi; poi, scambiandosi tra loro sorrisi ed inchini, incassano lucrosi guadagni con le ricostruzioni post-belliche. E i popoli? Rimangono spesso passivi, aspettando che i conflitti finiscano, o meglio, che qualcuno, nel buio  di qualche stanza segreta, decida che debbano finire; così possono finalmente festeggiare la ritrovata pace... in attesa della guerra successiva!

Ninna Nanna della guerra (1914)
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
 
 Ferdinando G. Rotolo (ottobre 2012)