venerdì 13 marzo 2015

Chi ha paura della tecnologia?

Cosa è la tecnofobia? Essa è la paura persistente delle tecnologie, delle macchine, di tutto ciò che è espressione della tecnica. Generalmente, i tecnofobici rifiutano le tecnologie moderne e sono soliti giustificare la loro maniera di agire e pensare dicendo che la dipendenza delle tecnologie moderne può essere nocivo per le persone, sia da un punto di vista emotivo che fisico.
In realtà esistono vari tipi di tecnologie: da una parte quelle che aiutano l'uomo a lavorare e vivere in modo meno faticoso, dall'altra quelle che lo aiutano a comunicare.
Ora, probabilmente, nessun tecnofobo metterebbe in discussione l'utilità della lavastoviglie, del ferro da stiro o della fotocopiatrice, mentre potrebbe essere tentato di mettere seriamente in discussione l'utilità degli smartphone o dei costosi televisori 3D o della stessa rete internet.
La sovrabbondante quantità di informazione che le moderne tecnologie ci offrono, se da un lato facilita indubbiamente l'accesso alle informazioni che ci servono, in modo impensabile fino ad alcuni decenni or sono, dall'altro propone a tutti, adulti, giovani e giovanissimi, una 'marea' di notizie e di dati, che, se non correttamente filtrati attraverso lo spirito critico, possono innestare un pericoloso circuito 'tuttologico' nel quale non si distingue più nitidamente ciò che è realmente importante da ciò che non lo è, per cui tutto è rilevante e, al tempo stesso, nulla è rilevante. E questo potenzialmente minaccia di dare origine ad una misura delle cose in cui non si sappia più concepire una scala di valori che ci faccia distinguere, ad esempio, ciò che è realmente espressione di bellezza da ciò che invece non lo è.
Certo, il problema sta a monte: non è importante la zappa, ma lo zappatore. Insomma, il pericolo, se esiste, non viene dall'oggetto tecnologico in sé, ma, piuttosto, dall'uso che se ne fa: un telefonino può essere usato per comunicare un messaggio importante oppure per scattare una foto imbarazzante; tutto dipende dalla volontà di chi lo adopera.
Per questo, ai tecnofobi dovremmo dire che, come al solito, la radice del problema sta nell'educazione, cioé nella capacità di una società, che pretenda di considersi evoluta, di trasmettere alle nuove generazioni non solo delle competenze, ma anche dei valori, cioé delle priorità di ordine morale che facciano da guida nel vivere quotidiano. Se questi valori mancano, allora in quel vuoto può insinuarsi il pericolo di una tecnologia, apparentemente neutra, ma, in realtà, invadente e tiranna, che offra all'uomo sempre maggiori possibilità di sopraffare l'altro uomo e sempre più sofisticate rispetto al passato.
Dunque, come al solito, il problema non è (solo) tecnico, ma umano e sociale.
Chiudiamo queste riflessioni con alcuni versi di F. Dunrematt, pessimista scrittore austriaco che  evidentemente, non aveva alcuna fiducia nelle tecnologie e nei computer, destinati, a suo parere, a divenire i nuovi padroni dell'uomo. 
La sua profezia si realizzerà? Forse si, forse no: tutto dipenderà, appunto, dall'uomo!

Cervelli elettronici

Sono ancora i nostri servi
eseguono ancora
quello che ordiniamo loro
stupidamente, caparbiamente, diligentemente.
Ma i risultati
che conseguono
non sono già più controllabili
se non dai loro simili.
Presto
proseguiranno i loro calcoli
senza di noi
troveranno formule
che non sono più interpretabili.
Fino a quando riconosceranno Dio
senza comprenderlo
senza colpa e senza compassione
senza punizione e senza ruggine
angeli caduti.

 Ferdinando G. Rotolo (marzo 2015)