sabato 5 settembre 2015

La zona di confort


Una volta un re ricevette in regalo due magnifici falchi. Erano falchi pellegrini, i più begli uccelli che avesse mai visto. Diede i suoi preziosi falchi al suo capo falconiere per allenarli. Un giorno, il capo falconiere informò il re che, anche se uno dei falchi era maestosamente volato altissimo nel cielo, l’altro uccello non s’era mosso dal suo ramo dal giorno in cui era arrivato.
Il re convocò vari guaritori e stregoni da tutte le terre,  affinché si prendessero cura del falco, ma nessuno riuscì a farlo volare. Meravigliato della cosa, presentò allora lo strano caso ai membri della sua corte, ma  l’uccello continuava a non volerne sapere di muoversi dal trespolo.
Avendo provato ogni cosa, il re pensò tra sé: “Forse ho bisogno di qualcuno che conosca meglio la campagna per capire la natura di questo problema.” Così chiamò la sua corte e disse “andate e portate un contadino”. In mattinata, il re fu elettrizzato di vedere il falco volare alto sopra i giardini del palazzo e disse ai membri della corte “portatemi la persona che ha fatto questo miracolo!”
La corte rapidamente andò dal contadino e lo accompagnò di fronte al re. Il re quindi gli chiese: “Dimmi, come hai fatto a far volare questo falco?”. Con la testa inchinata il contadino disse: “Sire, è stato molto facile, ho semplicemente tagliato il ramo su cui l’uccello era seduto”.
Questo racconto ci spiega abbastanza bene cosa sia la cosiddetta zona di confort. Nella vita degli esseri umani esiste una sorta di perimetro mentale che li circonda, un confine che separa nettamente ciò che ci offre sicurezza (le nostre abitudini, le nostre convinzioni, le nostre amicizie consolidate) da ciò che, invece, incute timore, perché legato a ciò che non conosciamo e ci risulta ignoto. Ne consegue che la zona di comfort è uno spazio dove le persone si adagiano, perché in questa zona si sentono protette, stress e rischi sono ridotti al minimo e ciò fornisce uno stato di sicurezza mentale. La zona di comfort crea dei confini invisibili oltre ai quali non si osa andare, perché i rischi si farebbero più forti e gli abituali punti di riferimento non esisterebbero più.
Tuttavia, qualunque percorso di crescita personale non può segnare progressi, se non si acquisisce il coraggio di valicare questa zona di confort e spingersi oltre. Coloro che si cimentano in questo arrivano nella cosiddetta zona di apprendimento, nella quale essi si trovano ad affrontare situazioni nuove, da cui, però, possono acquisire ulteriori conoscenze e competenze, che danno loro maggiore controllo sulla realtà che li circonda. Cosi, ad esempio, nessuno, prima di fare lezioni di scuola guida, è in grado di guidare in modo corretto e sicuro un’automobile; egli deve, infatti, prima acquisire quelle abilità (uso corretto del volante, uso corretto del cambio, uso corretto dell’acceleratore e del freno) che, unite insieme, creano quella competenza che consente all’automobilista di guidare serenamente un’auto. Certo, all’inizio, l’individuo proverà dei disagi nel cimentarsi in un compito nuovo e, forse, dinanzi ai primi insuccessi, potrebbe essere tentato di pensare che sarebbe meglio andare a piedi, ma, man mano che avrà acquisito consapevolezza nella guida, sarà ben felice di guidare l’auto, perché, attraversando con successo la sua zona di apprendimento, avra’, appunto, imparato ad ampliare la propria zona di confort.
Importante è, però, che questo processo sia graduale. Infatti, cimentarsi in compiti troppo complessi e difficili, spinge l’individuo nella cosiddetta zona di stress o zona di panico, dove  è esposto al rischio di insuccesso e questo potrebbe spingerlo, per reazione, ad aggrapparsi ancor di più alla propria zona di confort, senza volerne più uscire, con conseguenze molto negative sul piano della crescita personale. Per ritornare all’esempio precedente, una persona che non abbia mai guidato un’auto in vita sua, grazie alle lezioni di scuola guida, può diventare un buon automobilista, ma non si deve pretendere che diventi subito abile come chi, grazie a decenni di esperienza di guida, sa viaggiare a velocità elevate in autostrada, sa parcheggiare senza difficoltà, ecc.; se si pretende questo, a parte i rischi per la sicurezza sua e degli altri, si avrà un’alta probabilità di insuccesso, che spingerà l’individuo ad essere tentato di rinunciare e a scegliere di spostarsi a piedi o con i mezzi pubblici (e magari anche a provare antipatia per il mondo delle quattro ruote…).
In conclusione, la zona di confort della nostra psiche è certo piacevole e rassicurante, ma non dovrebbe mai divenire una prigione in cui restare ingabbiati. Per crescere, occorre osare, sia pure con gradualità. Come diceva un saggio, le navi sono di certo più al sicuro in un porto, ma non è per questo fine che sono state progettate.

Ferdinando G. Rotolo (settembre 2015)