giovedì 25 dicembre 2014

Natale tutto l'anno?

Anche quest'anno è arrivato il Natale. Per celebrare questa festa, anni or sonoil poeta Guido Gozzano compose una celebre poesia, nella quale, col suo solito leggero umorismo, celebrava, a modo suo, la nascita del Messia atteso dal popolo d'Israele. Anche oggi può essere interessante rileggere questa filastrocca, solo apparentemente leggera e composta per i bambini; infatti, anche attraverso l'ironia garbata e sottile, spesso è possibile comunicare al pubblico cose molto serie e tutt'altro che superficiali.
In mezzo alle tenebre di un mondo sempre più imbarbarito dall'individualismo esasperato e dall'edonismo ottuso che mirano, più o meno occultamente, ad eliminare la dimensione spirituale dell'essere umano, la Sacra Famiglia, nella quale si respirava ogni giorno l'Amore vero, quello che nasce dalla purezza genuina del cuore e non si fa ingannare né dalle astute lusinghe del male né dagli sciocchi pregiudizi degli uomini, aiuti anche oggi tutti noi a seguire sempre la strada giusta, per portare, non solo a Natale, ma durante tutto l'anno, la Luce del Bene nella nostra vita quotidiana ed essere sempre testimoni di una Speranza che va ben al di là dei preconfezionati e, in fondo, falsi paradisi artificiali offerti in questi giorni dalle scintillanti vetrine dei negozi che illuminano le nostre confuse e aride città.

La Notte Santa (di Guido Gozzano)
Consolati, Maria, del tuo pellegrinare! Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell'osteria potremo riposare, ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca lentamente le sei.
- Avete un po' di posto, o voi del Caval Grigio? Un po' di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio; son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe
Il campanile scocca lentamente le sette.
- Oste del Moro, avete un rifugio per noi? Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l'albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi: Tentate al Cervo Bianco, quell'osteria più sotto.
Il campanile scocca lentamente le otto.
- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S'attende la cometa. Tutto l'albergo ho pieno d'astronomi e di dotti, qui giunti d'ogni dove.
Il campanile scocca lentamente le nove.
Ostessa dei Tre Merli, pietà d'una sorella! Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella. Son negromanti, magi persiani, egizi, greci...
Il campanile scocca lentamente le dieci.
Oste di Cesarea... - Un vecchio falegname? Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente? L'albergo è tutto pieno di cavalieri e dame non amo la miscela dell'alta e bassa gente.
Il campanile scocca le undici lentamente.
La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due? - Che freddo! - Siamo a sosta
- Ma quanta neve, quanta! Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...
Il campanile scocca La Mezzanotte Santa.
È nato! Alleluja! Alleluja! È nato il Sovrano Bambino. La notte, che già fu sì buia, risplende d'un astro divino. Orsù, cornamuse, più gaie suonate; squillate, campane! Venite, pastori e massaie, o genti vicine e lontane! Non sete, non molli tappeti, ma, come nei libri hanno detto da quattro mill'anni i Profeti, un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese quest'ora su tutte le ore. È nato! È nato il Signore! È nato nel nostro paese! Risplende d'un astro divino La notte che già fu sì buia. È nato il Sovrano Bambino. È nato! Alleluja! Alleluja!

Ferdinando G. Rotolo (dicembre 2014)

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