Tempo di fine anno, tempo di
bilanci: alcuni positivi, altri negativi. Tempo di fine anno: si respira
un’aria più salutare in giro; voglia di serenità, di pace, di riposo dopo un
anno di ritmi pesanti legati al lavoro. E, per qualche giorno, si ha l’occasione
di rallentare il tempo delle abitudini mattutine, magari perdendo qualche
minuto in piu ad osservare il sole che sorge e la splendida natura circostante, che di solito osserviamo con occhi più distratti.
Tempo di fine anno: voglia di salutarsi, di scambiarsi
qualche sorriso in più, di augurarsi reciprocamente un po’ di bene di sentire,
finalmente, che è possibile rapportarsi con gli altri superando diffidenze o
rancori, riscoprendo quello che di umano esiste in ogni altro simile, al di là
delle opinioni politiche, religiose, delle differenze culturali, persino del
tifo calcistico.
Tempo di fine anno: tempo di otium, come dicevano i latini, cioè tempo da dedicare ai
sani piaceri della vita, come la lettura, la conversazione, i viaggi, la buona
tavola, dei quali troppo spesso ci si dimentica, immersi nel tran tran
quotidiano.
Poi, però, inizia il nuovo anno e si
ritorna alle solite (pessime) abitudini: ritmi frenetici di lavoro, rapporti
interpersonali aridi, se non falsati dall’interesse o dall’opportunismo,
egoismo strisciante, il solito edonismo fine a sé stesso, il solito denaro come
punto di riferimento di ogni cosa. Evidentemente, qualcosa non funziona, come
se l’aria di gioia e serenità delle feste fosse solo una bella esercitazione di
pochi giorni ad uso dei bambini ingenui.
Ecco, dovremmo provare, con tutte
le nostre forze, a fare in modo che quel clima di gioia e di serenità che
respiriamo in queste magiche giornate di fine anno non sia limitato queste
giornate, ma si estenda anche al resto dell’anno; dovremmo cercare di affermare
la nostra volontà di non essere piegati dalle leggi del consumismo o del
mercato, ma anzi di voler modificare quelle leggi, in nome della creazione di
una società autenticamente umana, in cui ciò che conta non sia il profitto, ma la
cultura, non il denaro, ma la ricchezza dello spirito, non l’egocentrismo o
l’indifferenza, ma la cura e la preoccupazione per gli altri.
Se davvero si riuscisse finalmente a vivere in questo modo, la società certamente cambierebbe, eccome! Sogni a vuoto? Magari a fine
anno ci sentiamo un po’ più sognatori folli, ma chi ha rinunciato anche a
sognare un mondo diverso (e magari se ne vanta pure), forse, è ancora più folle.
Buon anno!
Ferdinando G. Rotolo (dicembre 2015)
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