giovedì 8 settembre 2011

Un omaggio al genio femminile

Rileggiamo insieme una delle poesie più belle del grandissimo poeta Eugenio Montale, quella dedicata alla sua compagna Drusilla Tanzi e composta dopo la  morte di lei. Montale, rimasto solo nel cammino della vita, ricorda qui una caratteristica della donna, la sua miopia,  'giocando' su questo elemento, per affermare che, in realtà, ella sapeva 'leggere' la realtà meglio di lui, che pure era un intellettuale coltissimo e famoso.
 La poesia è curatissima anche sotto il profilo formale, con l'anafora dellle parole ho sceso, l'ossimoro breve...lungo riferito al viaggio, la stessa efficace metafora dello scendere le scale che simboleggia il viaggio della vita che avvicina alla morte, la posizione prolettica di con te, per indicare la posizione di protagonista assoluta della donna amata.
Si tratta di un testo che mi ha sempre fatto emozionare, perché vibra di tutta l'umanità del poeta e parla di sentimenti veri e non artefatti, sia pure frammisti al consueto pessimismo del poeta ligure; tuttavia non mancano alcuni interrogativi: chi saranno mai coloro che credono che la realtà sia quella che si vede? E cosa aveva saputo 'vedere' la donna, che era sfuggito al poeta?

Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale

 Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
      e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
      Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
      Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
5    le coincidenze, le prenotazioni,
      le trappole, gli scorni di chi crede
      che la realtà sia quella che si vede.

      Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
      non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
10  Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
      le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
      erano le tue.




 Ferdinando G. Rotolo (settembre 2012)

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